Col centro storico rossanese presidiato dagli “sbirri”, gli uomini di ’ndrina mandano le loro donne a spiare per strada


Forse solo il gesto inconsulto d’un innocuo mitomane intriso di mentalità mafiosa. O forse no. Così, ai carabinieri in forza al Nucleo operativo radiomobile della Compagnia rossanese ora tocca d’indagare pure sullo strano ritrovamento d’una pistola-giocattolo nel quartiere di Torre Pisani, proprio nei pressi dello stabile ove risiedono i tranquilli genitori dell’ex superboss Nicola Acri, 42 anni, un tempo spietato killer di ‘ndrangheta e fino a una manciata di settimane fa indiscusso capo-‘ndrina a Rossano.

Ne erano assolutamente ignari il padre e la madre di Acri “Occhi di ghiaccio”, lui già carabiniere, lei insegnante di religione cattolica, oggi entrambi pensionati. La presenza di quella rivoltella all’interno di un’aiuola è stata segnalata ieri mattina ai militi dell’Arma da un altrettanto ignaro passante che ha telefonato al 112.

Gli uomini della Benemerita sono subito giunti sul posto, l’hanno prelevata e sequestrata. Si tratta d’una pistola soft air, un’innocua arma giocattolo. Un tetro quanto simbolico – ma esplicito – messaggio di minaccia trasversale al neo collaborante? È certamente assai presto per dirlo.

Potrebbe pure averla dimenticata lì un bambino che ci stava giocando, ma sarebbe strano perché il costo di quel tipo di pistola-giocattolo s’aggira tra i 60 e gli 80 euro.

Sul caso indagano i carabinieri e la Procura antimafia

Sul “caso”, i carabinieri hanno già trasmesso una relazione di servizio ai magistrati della Procura distrettuale antimafia di Catanzaro già impegnati sul fronte del “caso Rossano” che sta tenendo banco da oltre un paio di settimane attraverso tutta una serie d’episodi violenti, alcuni plateali ed eclatanti, che recano l’inequivocabile “firma” ‘ndranghetista.

Uno dei quali ha riguardato il fratello del neo “pentito”, il 39enne Gennarino Acri. Lui, però, a differenza dei propri genitori, implicato in fatti e processi di ‘ndrangheta.

Se ne occupano dunque il procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla e il sostituto Stefania Paparazzo.

Il procuratore aggiunto della Dda Vincenzo Capomolla

’Ndrina e Stato si “studiano” e si spiano a vicenda 

La parte rossanese di Corigliano-Rossano è presidiata da carabinieri, polizia e guardia di finanza. Il dispositivo d’allarme è salito a un livello altissimo da oltre una settimana in qua, mentre altri colleghi delle forze dell’ordine chiamate a presidiare strade e zone “più sensibili” procedono nelle indagini finalizzate a risalire a mandanti e responsabili delle varie azioni violente relative agli scontri di ’ndrangheta in atto, ma anche a capire le dinamiche e i nuovi equilibri interni alla ’ndrina rossanese non più sotto il dominio di Acri.

Gli amici “germanesi”, vale a dire i “compari” scesi dalla Germania a dare manforte a una delle fazioni in lotta, sarebbero già ripartiti alla volta del Paese teutonico.

Il più alto livello d’attenzione dei rappresentanti lo Stato è concentrato sul centro storico. Col paese piantonato gli uomini di ‘ndrina userebbero le loro donne per spiare se le vie d’accesso e d’uscita siano libere o meno dalla presenza di “sbirri”.

Stessa cosa che spesso accade quando hanno la necessità di trasportare qualche quantitativo di droga da un luogo a un altro. Già, perché rarissimamente ai posti di blocco vi sono militari o agenti donne, e per effettuare le perquisizioni personali, carabinieri, poliziotti e finanzieri dovrebbero avvalersi della collaborazione delle agenti del corpo di polizia municipale, ove non impegnate in altre attività di servizio istituzionale. direttore@altrepagine.it

Di FABIO BUONOFIGLIO

Classe 1974. Spirito libero, animo inquieto e ribelle. Giornalista. Negli ultimi 25 anni collaboratore e redattore di diverse testate quotidiane e periodiche regionali nel Lazio e nella sua Calabria. Nel 2011 fonda AltrePagine, la propria creatura giornalistica che da allora dirige con grande passione.

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