I “messaggi subliminali” sottesi alla sequela di violenti pestaggi di ieri pure ai danni del fratello del neo pentito 

Quali trame di ‘ndrangheta si celano dietro i tre pestaggi consumati ieri a Corigliano-Rossano nei confronti d’esponenti di spicco della ’ndrina rossanese?

Già, quella che fu comandata col pugno di ferro dal 42enne Nicola Acri, l’ex superboss dagli occhi di ghiaccio da qualche settimana collaboratore di giustizia.

La vittima “più eccellente” è infatti proprio il fratello del neo “pentito”, il 39enne Gennarino Acri, il quale nelle scorse settimane aveva categoricamente rifiutato il programma di protezione che il Ministero dell’Interno assegna ai collaboratori di giustizia ed ai loro familiari. Perché?

Gennarino Acri non ha condiviso il “salto del fosso” in famiglia?

Ha forse voluto dare un chiaro segnale di non avere condiviso la scelta del fratello che ha “saltato il fosso”? Adesso è ricoverato nella Divisione di Chirurgia dell’ospedale “Nicola Giannettasio” con diversi punti di sutura alla testa e contusioni alla cassa toracica.

Gennarino Acri è stato affiancato e fermato da un’altra auto mentre era alla guida della sua Smart e poi pestato a sangue 

Le indagini dei carabinieri. Ma tra le vittime regna l’omertà

Mentre i carabinieri della Compagnia rossanese indagano nel più impenetrabile riserbo sui gravi episodi criminali, in un clima di palese omertà soprattutto da parte delle stesse vittime, che avrebbero riferito di “cadute accidentali” e altri tipi d’“incidenti” per giustificare segni e ferite riportate, altre fonti fanno emergere un presunto quarto episodio di pestaggio che sarebbe stato compiuto nelle stesse ore.

Frattanto, i detective dell’Arma hanno acquisito le immagini dell’impianto di videosorveglianza attivo sulla parte del lungomare rossanese di Sant’Angelo in cui è stato pestato Gennarino Acri.

I primi rilievi dei carabinieri sul lungomare di Sant’Angelo dove hanno pestato il fratello dell’ex boss

“Estromessi” o “sottomessi” 

Ad ogni modo, i pestaggi in luoghi pubblici sembrano un chiaro quanto determinato segnale d’“estromissione” dagli affari di ‘ndrangheta all’indirizzo di quanti furono fedelissimi a Nicola Acri. Oppure di “sottomissione”. In tal caso con un implicito messaggio subliminale: “Loro ed altri s’adeguino se vogliono continuare a stare da questa parte”.

Insomma, è in atto una “scissione” in quella che fu la ‘ndrina degli Acri? Il quadro nascosto sembrerebbe proprio questo. E in questo caso potrebbe esservi stato l’avallo del crimine di Cirò, del locale di ‘ndrangheta di Cassano Jonio cui l’ex superboss e spietato killer Nicola Acri è stato storicamente un alleato di ferro e di fuoco come l’alleata ’ndrina di Corigliano. direttore@altrepagine.it

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Di FABIO BUONOFIGLIO

Classe 1974. Spirito libero, animo inquieto e ribelle. Giornalista. Negli ultimi 25 anni collaboratore e redattore di diverse testate quotidiane e periodiche regionali nel Lazio e nella sua Calabria. Nel 2011 fonda AltrePagine, la propria creatura giornalistica che da allora dirige con grande passione.

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