Perquisizione “mirata” della polizia in casa del 30enne Alessandro Manzi.
Il difensore:
«Forse temeva per la sua incolumità»

 

 

È stato condannato in secondo grado a 9 anni di reclusione per avere ammazzato sull’uscio di casa, la sera del 17 novembre 2017, suo padre Mario Manzi, 50enne e noto pregiudicato. Teatro del delitto, consumato a colpi di fucile, le case popolari rossanesi di Viale Sant’Angelo, a Corigliano-Rossano. Dal dicembre del 2019 il parricida aveva però lasciato il carcere

 

e si trovava di nuovo in quella casa, in regime degli arresti domiciliari, come avevano deciso i giudici della Corte d’Assise d’appello di Catanzaro su richiesta del suo difensore, l’avvocato Ettore Zagarese del foro di Castrovillari, per la sua buona condotta processuale anche in considerazione dei motivi che l’avevano spinto a commettere il parricidio.

 

 

Oggi pomeriggio gli si è presentata in casa la polizia. Una perquisizione domiciliare “mirata” a seguito d’una più che probabile “soffiata”.
E Alessandro Manzi, 30 anni (nella foto in alto), è finito di nuovo in carcere, nel penitenziario di Castrovillari, su disposizione del magistrato di turno nella Procura del Pollino.

 

I poliziotti della squadra giudiziaria del Commissariato cittadino diretto dal vicequestore Cataldo Pignataro gli hanno infatti trovato in casa una pistola, illegalmente detenuta com’è ovvio, oltre a materiali pirotecnici illegali ed oltremodo pericolosi perché esplodenti e detenuti in casa.

 

Ma l’arresto da parte dei detective dell’ispettore Stefano Laurenzano è scattato per il possesso di quell’arma da fuoco.

«Probabilmente temeva per la sua incolumità proprio a seguito del parricidio», riferisce l’avvocato Zagarese.

 

Il difensore è in attesa di leggere gli atti della vicenda odierna, che nelle prossime ore vedrà la fissazione dell’udienza per la convalida dell’arresto e l’interrogatorio di garanzia, preliminari al processo.

redazione@altrepagine.it   

 

Di admin

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