Nell’elenco dei falsi braccianti agricoli controllati dal clan Forastefano figura pure il 43enne coriglianese Cosimo Rosolino Sposato scomparso per lupara bianca un anno e mezzo fa

 

 

di Fabio Buonofiglio

Nei suoi confronti il procuratore distrettuale antimafia di Catanzaro Nicola Gratteri, il suo aggiunto Vincenzo Capomolla ed il sostituto Alessandro Riello avevano chiesto l’emissione della misura cautelare in carcere. Il giudice per le indagini preliminari Paola Ciriaco ha però rigettato la richiesta, evidentemente non ritenendo sussistenti né il pericolo di fuga né quello relativo alla reiterazione del reato, tantomeno il rischio che possa inquinare la prova a suo carico. È accusato d’associazione mafiosa e favoreggiamento reale

 

nell’ambito dell’inchiesta “Kossa” contro l’organizzazione di ’ndrangheta operante nell’intera Sibaritide sotto l’egida della nota famiglia Forastefano di Doria, popolosa frazione di Cassano Jonio.

 

Si tratta di Enzo Gencarelli, 44 anni (foto in alto), coriglianese e residente nella contrada Mandria del Forno di Corigliano-Rossano. L’uomo, dipendente dell’Ente Poste, da alcuni anni svolge la funzione di direttore dell’ufficio postale nel piccolo e vicino Comune di San Cosmo Albanese.

 

Il suo nome spicca al capo 32 della rubrica d’imputazione redatta dai tre magistrati inquirenti della Direzione distrettuale antimafia catanzarese.

 

La conferenza stampa del procuratore Gratteri in Questura a Cosenza

 

Le accuse nei confronti di Gencarelli sono quelle d’avere agevolato, tra i mesi di gennaio e febbraio del 2019, un appartenente all’associazione mafiosa dei Forastefano nell’assicurare alla cosca il profitto dell’attività illecita.

 

In particolare, Gencarelli, proprio nella sua qualità di direttore dell’ufficio postale di San Cosmo, avrebbe permesso a Gianfranco Arcidiacono, 36 anni, cassanese ma residente a Trebisacce, lui finito in carcere, parente e uomo di fiducia del 34enne Pasquale Forastefano ritenuto il reggente dell’organizzazione di ‘ndrangheta, di cambiare i bonifici domiciliati, intestati a persone terze, emessi dall’agenzia di lavoro interinale “Alma Spa” a fronte delle giornate lavorative dichiarate e mai effettuate dai braccianti agricoli somministrati all’azienda del 36enne Luca Talarico di Spezzano Albanese, anch’egli finito in carcere.

 

Inoltre, Gencarelli avrebbe emesso 17 carte “Poste Evolution” intestate ad altrettanti braccianti agricoli risultati inconsapevolmente assunti, e, pertanto, attivate ad insaputa degl’interessati.

Con l’aggravante d’avere agito al fine di favorire la cosca mafiosa riconducibile alla famiglia Forastefano attiva nella Sibaritide, e, segnatamente, al fine d’assicurare al clan i proventi delle truffe delle indennità destinate ai lavoratori agricoli, ai danni dell’Istituto nazionale della previdenza sociale.

 

Cosimo Rosolino Sposato

 

E tra i 173 falsi braccianti agricoli percettori di tali indennità figura pure Cosimo Rosolino Sposato, 43 anni, anche lui originario di contrada Mandria del Forno e misteriosamente scomparso dalla vicina frazione di Cantinella il primo luglio del 2019.

 

Gl’inquirenti dell’Antimafia lo danno per morto di “lupara bianca”. Sposato era incensurato ma “noto” alle forze dell’ordine per la sua vicinanza agli ambienti della criminalità organizzata. Sarebbe stato “eliminato” nell’ambito d’un riassetto delle gerarchie mafiose. Il suo corpo non è stato mai trovato.

direttore@altrepagine.it

 

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