di Fabio Buonofiglio

Qualche tempo fa s’elucubrava persino di fondare un “partito dei sindaci” per affermare un’idea di politica svincolata dai partiti. Occultando che dietro le elezioni dei sindaci vi sono sempre comitati, associazioni, partiti, gruppi d’interesse, ad influenzare e spesso a indirizzare il voto dei cittadini. Dal 1993 in avanti, i consigli comunali hanno assai meno potere rispetto a prima. Oggi vi sono consiglieri comunali che per un intero mandato elettivo intervengono in consiglio rarissime volte. Ma che alzano la mano a chiamata e senza dubbio alcuno.

 

Nei nostri odierni consigli comunali siede Laqualunque. E dei Laqualunque, spuntati dai paraventi di qualunquiste liste civiche, non se ne conoscono i cromosomi politici, li si vota quasi per animalesco istinto confidando soltanto nella loro onestà. Ma l’onestà – ammessa e non concessa – non basta affatto. E il risultato è che il dibattito politico nei consigli comunali è sempre più scadente, di bassissimo profilo.

 

 

L’ultima trovata dell’ex presidente del Consiglio dei ministri Matteo Renzi, oggi a capo d’un partitino denominato “Italia Viva”, è quella di destinare 6 miliardi d’euro proprio ai sindaci. Abolita l’Imu sulla prima casa, i finanziamenti statali agli enti locali prima della pandemia sono sempre stati alquanto deficitari. Già, ma a cosa servirebbero questi soldi che Renzi vuole destinare ai sindaci? A parer nostro, proprio a rafforzare una lobby di potere che ogni anno critica le manovre finanziarie governative, ma che poi dopo l’approvazione ne rivendica i contenuti “in virtù” dell’intervento dell’Anci, l’associazione nazionale dei comuni italiani, salvo poi lamentare i mancati introiti degli enti locali.

 

Sarebbe invece l’ora di mettere in discussione l’intero sistema dei finanziamenti statali, di rivedere le regole di gestione dei bilanci degli enti locali che hanno portato numerosi comuni sull’orlo del dissesto finanziario, di capire se gli enti locali riescono a intervenire con efficacia sulla manutenzione generale del territorio, delle sue strade, delle sue reti, sulla gestione dell’edilizia scolastica e su tant’altri servizi ai cittadini amministrati. Perché elargire miliardi d’euro senza un obiettivo di radicale cambiamento del sistema attuale di gestione delle risorse finanziarie riproporrebbe soltanto il cattivo utilizzo delle risorse stesse.

 

 

Noi nutriamo forti dubbi che i sindaci siano la migliore classe politica dirigente esistente. Perché per anni sono stati la testa di ponte d’un sistema politico sempre più orientato verso l’accentramento di poteri. Una sorta di presidenzialismo locale.

 

N’è esempio più che lampante l’attuale sindaco di Corigliano-Rossano Flavio Stasi (foto in alto), il quale sta pericolosamente consolidando il proprio potere dell’“uomo solo al comando” a scapito della democrazia partecipativa da lui stesso tanto declamata fino a qualche secondo prima d’essere eletto. E a scapito del Consiglio comunale.

 

Qualcuno batta un colpo, adesso. Coraggio. Ci faccia pervenire una e-mail chi tra gli odierni Laqualunque che siedono in Consiglio comunale a Corigliano-Rossano e che sono espressione della maggioranza-Stasi non è d’accordo, magari solo perché non ha la necessaria e adeguata attrezzatura politica per essersene accorto. L’auspicio è che termini presto questo ciclo storico d’antipolitica passata pure per mezzo di molti sindaci. E che si torni al più presto alla politica. Quella vera e quella seria.

direttore@altrepagine.it

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