di Fabio Buonofiglio

Si sta sempre più certificando lo sfumato intento del sindaco di Corigliano-Rossano Flavio Stasi (foto a sinistra) – ma era davvero il suo intento?! – di dare vita a una nuova classe politica dirigente, quella declamata a gran voce su tutti i palchi durante la sua campagna elettorale. A distanza di 15 mesi dall’insediamento in municipio, infatti, nessuno dei 15 consiglieri della sua maggioranza (a destra) ha finora brillato in iniziativa. Una cosa magnifica per Stasi, unico e indisturbato manovratore in quella stanza dei bottoni dentro la quale è l’unico che li munge, i bottoni.

 

La giunta? Peccato sia prevista dalla legge, perché Stasi avrebbe fatto volentieri a meno del proprio “vice” e di 5 assessori, scelti tra neofiti resi felici dalla nomina e da un’indennità che, in taluni casi, col loro lavoro avrebbero nemmeno immaginato. Dal vangelo secondo Flavio, infatti, i collaboratori sono più servi che discepoli, “decidono” ciò che lui ha deciso di far loro decidere e non devono rompere le balle. L’esecutivo Stasi ha proprio questa immagine, non somiglianza.

 

Ma torniamo ai suoi “consiglieri” comunali. Che sono come quei manipoli d’applauditori nei programmi televisivi d’intrattenimento ingaggiati dalle produzioni con quei magri compensi compensati di gran lunga dalla “gloria” del farsi vedere in tivvù da parenti, amici e conoscenti, attività un tempo molto in voga a Roma e a Milano tra gli studenti e le studentesse universitari fuorisede. I nostri, invece, plaudono ed applaudono nell’aula consiliare, a volte prendendo la parola per battibeccare coi colleghi delle minoranze loro oppositrici, a volte prendendola in perfetto stile bimbominkia a far sentire a tutti come sanno leggere gl’interventi che si sono portati già scritti da casa per dire “bello” e “bravo” a Stasi, e, più sommessamente, a loro stessi.

 

Per tutto il resto c’è Facebook. Ed è proprio quella la vera aula consiliare degli Stasi boys & girls, nella quale gli stessi non perdono una frazione di secondo per condividere e socializzare le “eroiche gesta” del loro epico condottiero senza macchia e senza paura. Bisogni fisiologici compresi. Già, perchè quando piscia Stasi, quella è birra alla spina mica piscio (e tra i suoi “consiglieri” c’è qualcuno che si farebbe anche pisciare addosso).

 

Stasi dai suoi palchi: «Quelli che vedete alle mie spalle saranno classe dirigente»

 

Il gruppo consiliare della maggioranza-Stasi potrebbe chiamarsi “I figli di Bubba”. Ricordano, infatti, proprio quella singolare formazione musicale che nel 1988 partecipò al Festival di Sanremo per cantare “Nella valle dei Timbales”: Laggiù nella valle dei Timbales, tra peones, marones, salmones, daiquiri e bon bons, laggiù con la man nella mano, a guardare lontano, senza sapere perché…

 

Una canzone orecchiabile, simpatica e provocatoria proprio contro gli stereotipi sanremesi. Una formazione estemporanea messa su da un paio d’assi musicali quali Mauro Pagani e Franz Di Cioccio della Pfm, dal produttore discografico ed autore televisivo Roberto Manfredi, dai comici Enzo Braschi e Sergio Vastano, dall’architetto Alberto Tonti e dal giornalista Roberto Gatti, accompagnati dalle Coconuts, le brave e belle coriste di Kid Creole arruolate a sorpresa solo nell’ultima serata della kermesse canora.

 

L’esibizione sanremese de I figli di Bubba

 

Nella gara si piazzarono al 16° posto – quell’anno vinse Massimo Ranieri con “Perdere l’amore” – ma quel deludente risultato seppe magistralmente spiegarlo, ancor prima della serata finale del festival, Mauro Pagani: «Qui è successo un pasticcio. Avevamo già corrotto la giuria per essere sicuri di vincere. Ma poi siamo arrivati qui e abbiamo visto Toto Cutugno. Ci ha fatto un po’ pena, perchè se non vince quest’anno non vince mai più. Allora abbiamo cercato di corrompere di nuovo la giuria per fare vincere lui. Ma non c’è stato verso. Anche i giurati corrotti sono onesti»I figli di Bubba furono un estemporaneo sfottò agli schemi dominanti di Sanremo e un grande spettacolo coreografico con un esilarante finale della loro canzone: …Laggiù, con le dita nel naso, le lenzuola di raso, e il mio amico Tommaso… 

 

Fu, insomma, un’aggregazione estemporanea tale da impedire ogni tentazione di prenderla sul serio. Proprio come la maggioranza Stasi…

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