di Fabio Buonofiglio

Decisamente: avevamo davvero peccato d’esagerata ironia quando alla fine dello scorso mese di maggio avevamo definito “padri costituenti” i consiglieri comunali della “Commissione statuto e regolamenti” di Corigliano-Rossano. E siamo pronti, al cospetto dei lettori, a farcene una colpa, una grandissima colpa.

 

Sono infatti già trascorsi quasi 5 mesi dall’insediamento della commissione e nulla s’intravede dell’effettivo “certificato di nascita” della nuova città voluta dai suoi abitanti attraverso il referendum popolare del 2017 sulla fusione tra i due ex Comuni di Corigliano Calabro e Rossano, che poco più d’un anno fa ha visto eletti il primo sindaco ed il primo Consiglio comunale del Comune unico.

 

Una seduta della commissione

 

Più “poi” che “prima”, dunque, la “Commissione Statuto e regolamenti” fornirà al Consiglio comunale, che dovrà poi licenziarlo col voto assembleare, quell’atto importantissimo che dovrà essere per una parte una “carta costituzionale” di principi, valori ed obiettivi politici in cui dovranno necessariamente fondersi tra esse le radici storiche, antropologiche e culturali dei due comuni estinti, e per un’altra parte quelli che in diritto costituzionale vengono definiti gl’interna corporis in riferimento ai regolamenti parlamentari, vale a dire in primo luogo il regolamento che disciplina il funzionamento dei lavori del Consiglio comunale (attualmente è in vigore quello dell’ex Comune di Corigliano Calabro) e gli altri regolamenti che disciplinano in modo dettagliato i vari settori dell’attività amministrativa sulla base delle linee essenziali indicate proprio nello Statuto comunale. 

 

La commissione è composta in gran parte da avvocati. Fatte le dovute proporzioni, però, nessuno di essi vanta un profilo professionale – ma soprattutto politico – da poter essere definiti, a cominciare dalla presidente Maria Salimbeni, un Terracini, un De Gasperi, un Togliatti, un Nenni, un Einaudi o un Mortati, quest’ultimo nato proprio a Corigliano.

 

Da più parti s’auspicava che il dibattito politico in seno alla commissione – che dubitiamo persino vi sia stato – potesse contemplare ampi, importanti e significativi momenti di confronto coi cittadini e con le sue diverse rappresentatività, ma la presidente Salimbeni-Terracini ha pensato che tale auspicio potesse essere soddisfatto attraverso la solita noiosa convegnistica mondana più utile a fare sfoggio d’acconciature, tailleur, abiti slim e cravatte regimental che a sentire il professore di turno ingaggiato (e mica aggratis) dal Tavoliere delle Puglie per rendere i coriglianrossanesi edotti delle peculiarità della loro economia!

 

Uno dei momenti dell’elegante quanto effimera convegnistica organizzata dalla presidente Salimbeni

 

I “lavori” della commissione Salimbeni-Terracini e dei suoi prodi sono stati in queste ore oggetto d’un serioso, acceso quanto sterile botta e risposta tra la maggioranza che sostiene l’amministrazione del sindaco Flavio Stasi e le minoranze in Consiglio comunale (e in commissione). Polemica che – tra le parti – non è arrivata al dunque: quanti articoli dello statuto e del regolamento ha prodotto finora la commissione? Le nostre buone fonti ci dicono «zero», anzi «uno». Sì, perché in circolo c’è un “Articolo 1” che pare reciti così: “Corigliano-Rossano è un Comune fondato sul lavoro agricolo e…”: ci sono ignoti il prosieguo del comma 1 e il comma 2, ma sappiamo che la sovranità appartiene più o meno al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione o come meglio gli pare…

 

A questo punto la domanda nasce spontanea: in che diverse misure i “costituenti” coriglianrossanesi sono stati ispirati da Umberto Terracini e da Checco Zalone?

direttore@altrepagine.it

 

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