Secondo le accuse della Procura di Castrovillari gestivano in modo illecito le aste giudiziarie del Tribunale
di Fabio Buonofiglio
White collar (colletto bianco) è l’eloquente nome in inglese affibbiato dalla Procura di Castrovillari all’inchiesta durata due anni che ha fatto emergere una serie di presunti illeciti relativi alla gestione delle aste giudiziarie nello stesso Tribunale castrovillarese, ad opera di noti avvocati e commercialisti di Corigliano-Rossano in combutta con spregiudicati imprenditori della città e non solo, e con la determinante complicità d’alcuni infedeli dipendenti dello stesso presidio giudiziario travolto stamane da questo vero e proprio “terremoto”.
Una marea le persone che risultano indagate nel voluminoso fascicolo della Procura, 9 delle quali sono finite in carcere e sette agli arresti domiciliari, per come deciso dal giudice per le indagini preliminari Carmen Ciarcia su richiesta del sostituto procuratore Luca Primicerio. Si contesta l’associazione per delinquere finalizzata alla corruzione in atti giudiziari, alla turbativa d’asta ed alla violazione del segreto d’ufficio. Il mercato truccato delle aste giudiziarie riguarda, in particolare ma non solo, immobili ubicati proprio a Corigliano Rossano. Le indagini, delegate dalla Procura alla guardia di finanza che stamattina ha fatto scattare gli arresti, hanno consentito di ricostruire un collaudato sistema che consentiva l’assegnazione dei beni immobili messi all’asta ad imprenditori che pagavano somme di denaro in modo riservato a quanti gestivano i complessi meccanismi d’aggiudicazione di beni mobili ed immobili.
Promotore ed organizzatore del giro d’aste truccate, secondo gl’inquirenti, sarebbe Giuseppe Andrea Zangaro, dipendente del comune di Corigliano-Rossano in servizio all’ufficio del Giudice di pace di Corigliano.
Tra gli arrestati figurano tre avvocati di Corigliano-Rossano che secondo le accuse istruivano le offerte dei “clienti” dell’organizzazione. I legali avrebbero acquisito illecitamente tra i professionisti delegati, i curatori fallimentari ed i custodi giudiziari, informazioni coperte dal segreto d’ufficio relative agli offerenti e, più in generale, ai soggetti interessati alle aste, al fine di raggiungere accordi collusivi coi concorrenti. Gli stessi legali avrebbero poi raggiunto tali accordi collusivi coi concorrenti agli acquisti dei beni messi in vendita all’asta, nell’interesse delle persone che s’erano rivolte all’organizzazione.
Le persone cointeressate alle aste, ma non collegate all’associazione, in più occasioni sarebbero state minacciate per indurle a desistere dal partecipare alle offerte. Uno degli avvocati arrestati ed un agronomo di Corigliano-Rossano avrebbero procacciato i “clienti” interessati alle aste.
In carcere:
Giuseppe Andrea Zangaro, 44 anni
Giorgio Alfonso Le Pera, 49 anni
Carmine Placonà, 50 anni
Alfonso Cesare Petrone, 61 anni
Luisa Faillace, 41 anni
Giovanni Romano, 54 anni
Carlo Cardile, 50 anni
Carlo Plastina, 67 anni
Antonio Guarino, 55 anni
Agli arresti domiciliari:
Francesca De Simone, 54 anni
Antonio Aspirante, 48 anni
Vincenzo Anania, 51 anni
Patrizia Stella, 49 anni
Alfredo Romanello, 48 anni
Luigia Maria Caruso, 41 anni
Rocco Guarino, 43 anni
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