Lo storico Lido Nettuno sul lungomare di Schiavonea, a Corigliano-Rossano, deve restare sotto sequestro. Così ha deciso, oggi pomeriggio, il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Castrovillari Carmen Ciarcia, cui i legali della titolare della società familiare che è proprietaria del noto stabilimento balneare coriglianese avevano presentato istanza di dissequestro o di facoltà d’uso dei servizi offerti dal Lido Nettuno ai tanti bagnanti che v’hanno preso in fitto i posti ombrellone ed agli altri avventori del locale estivo.

 

Nel suo provvedimento il gip Ciarcia riconosce il «legittimo affidamento (così come eventualmente ingenerato dal pagamento dei canoni eseguito su istanza dell’Ente comunale dal 2009 ad oggi, che potrebbe essere fatto valere nelle sedi dedicate, al fine di un risarcimento del danno)»

 

 

Ma allora dove sta il problema per il quale la signora Rosalìa Alfonsina Caravetta resta penalmente indagata per occupazione abusiva di suolo demaniale marittimo? È presto detto. Il problema del Lido Nettuno è il mancato rispetto della direttiva comunitaria europea Bolkestein sulle concessioni per i lidi balneari. Ma allora c’è un altro problema, ed è molto più grande del Lido Nettuno. Se s’applicasse la direttiva Bolkestein, tutti i lidi balneari calabresi e gran parte di quelli italiani sarebbero da sequestrare.

 

La Bolkestein, infatti, non è mai stata applicata dallo Stato italiano dal momento che prevede che le concessioni demaniali marittime devono andare all’asta e potrebbero essere oggetto d’interesse per le multinazionali del settore turistico-balneare danneggiando le migliaia di piccole imprese del settore.

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