di Fabio Buonofiglio

I fatti sono recentissimi, e gravissimi. Massimo Giletti, il giornalista e conduttore televisivo di “Non è l’Arena”, il talk show de La7, è entrato nel mirino dei boss della mafia. E c’è finito proprio per le puntate più recenti della sua trasmissione andate in onda tra maggio e giugno scorsi, con lo scoop riguardante il magistrato antimafia Nino Di Matteo e le sue inchieste giornalistiche sui boss scarcerati durante l’emergenza del Coronavirus. Il caso, clamoroso e inquietante, è stato rivelato oggi dal quotidiano La Repubblica, che dà conto delle intercettazioni in carcere riguardanti il superboss di “Cosa Nostra” siciliana Filippo Graviano (nella foto alle spalle di Giletti), condannato per le stragi di mafia del 1992 e 1993. Intercettazioni risalenti allo scorso 11 maggio.

 

Le captazioni sono avvenute nel carcere de L’Aquila, durante l’ora di socializzazione, meglio nota come “ora d’aria”, cui sono assegnati i detenuti al regime del cosiddetto carcere duro del 41-bis. Per la socializzazione, Graviano già da diversi anni è associato al boss coriglianese di ‘ndrangheta Maurizio Barilari, detenuto al 41-bis da 11 anni a questa parte e condannato definitivo a 28 anni di reclusione nel maxiprocesso “Timpone rosso” e a 19 anni e sei mesi nel maxiprocesso “Santa Tecla”.

 

E proprio parlando con Barilari, ad alta voce e col chiarissimo intento di farsi sentire bene da chi sapeva che lo stava registrando, Graviano non usava mezzi termini. Voleva mandare un preciso messaggio, una precisa minaccia: «Quell’uomo… di Giletti e quel… di Di Matteo stanno scassando la minc***». E ancora: «Il ministro (Alfonso Bonafede, ndr) fa il suo lavoro e loro rompono il ca***».

 

Il boss di ‘ndrangheta coriglianese Maurizio Barilari è in carcere dal 16 luglio del 2009 

 

Il tema discusso da Giletti – e da Graviano – era ovviamente quello relativo alle scarcerazioni dei boss al 41-bis. L’episodio di cui dà conto La Repubblica stamane è contenuto nel libro pubblicato proprio oggi dal giornalista e vicedirettore de L’Espresso Lirio Abbate. Il volume, intitolato “’U Siccu – Matteo Messina Denaro: l’ultimo capo dei capi”, edito da Rizzoli, è in edicola da stamane.

 

Il giornalista Lirio Abbate è l’autore del libro contenente lo scoop

 

E tra i minacciati c’è proprio lo stesso Abbate, egli nel mirino di Giuseppe Graviano, fratello di Filippo e pure lui detenuto al 41-bis. La “colpa” di Abbate? Proprio quella d’aver partecipato a una puntata di “Non è l’Arena” di Giletti, quella dello scorso 10 maggio, durante la quale aveva chiamato in causa appunto i due Graviano, tra i più sanguinari boss di “Cosa Nostra” e custodi di tanti misteri. Nelle informative degli agenti del “Gom” (il reparto mobile della polizia penitenziaria), si legge: «La sera del 10 maggio, quasi tutti i detenuti al 41-bis erano davanti al televisore». A guardare a “Non è l’Arena” Giletti ed Abbate. Insulti pure all’indirizzo della giornalista e conduttrice televisiva Rita Dalla Chiesa, la figlia del prefetto ucciso nel 1982 a Palermo, pure lei spesso ospite di Giletti.

direttore@altrepagine.it 

 

 

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