I candidati tra i quali il Csm dovrà scegliere il nuovo capo della Procura della Sibaritide-Pollino sono 10. In 16 invece aspirano alla Procura generale della Corte d’appello di Catanzaro lasciata vacante da Lupacchini

 

 

di Fabio Buonofiglio

Sono 10 i magistrati italiani che aspirano ad occupare l’ufficio giudiziario di procuratore capo nel Palazzo di giustizia di Castrovillari, mentre in 16 concorrono per il posto di procuratore generale della Corte d’appello di Catanzaro. I due importanti ruoli di vertice a presidio della giustizia nel vasto comprensorio della Sibaritide-Pollino e in Calabria sono rimasti entrambi vacanti a seguito dei trasferimenti, disposti dal Consiglio superiore della magistratura tra la fine di novembre dello scorso anno e la fine di gennaio di quest’anno, degli oramai ex procuratore capo di Castrovillari Eugenio Facciolla ed ex procuratore generale di Catanzaro Otello Lupacchini.

 

Si tratta di due “eredità” importanti, considerato che per molti – noi compresi – Facciolla e Lupacchini sono stati entrambi vittime d’un sistema per molti aspetti perverso nell’amministrazione dell’importante settore della giustizia, ed entrambi sacrificati dal Csm sull’altare dell’ingiustizia, anziché della giustizia.

 

Eugenio Facciolla ed Otello Lupacchini insieme durante una conferenza stampa dell’ottobre 2019 

 

Da qui a breve il plenum del Csm dovrà dunque scegliere la nuova guida giudiziaria dell’importante Procura ordinaria di Castrovillari ed il nuovo procuratore generale della Corte d’appello di Catanzaro. Negli uffici di Palazzo dei Marescialli a Roma, sede del Csm, giacciono già i curricula delle candidature per i due importanti ed ambiti uffici giudiziari. 

 

Per la carica di procuratore capo di Castrovillari hanno fatto domanda i magistrati:

 

Alessandro D’Alessio, in servizio alla Direzione distrettuale antimafia di Napoli;

Gerardo Dominijanni, procuratore aggiunto a Reggio Calabria;

Renato Martuscelli, sostituto procuratore generale nella Corte d’appello di Salerno;

Marisa Manzini, procuratore aggiunto di Cosenza;

Pietro Pollidori, sostituto procuratore generale nella Corte d’appello di Roma;

Antonio Clemente, procuratore capo della Repubblica a Larino;

Francesco Soviero, sostituto procuratore di Napoli;

Roberto Amorosi, sostituto procuratore generale nella Corte d’appello di Catanzaro;

Marcello Quercia, sostituto procuratore in servizio a Bari, già sostituto nell’ex Procura di Rossano;

Rocco Cosentino, sostituto procuratore in servizio a Palmi.

 

Palazzo dei Marescialli in Piazza Indipendenza a Roma, sede del Csm

 

Le indiscrezioni degli stessi ambienti giudiziari, per l’ufficio di procuratore capo di Castrovillari danno per favoriti, dunque in pole position, l’attuale procuratore aggiunto di Reggio Calabria Dominijanni e l’attuale procuratore aggiunto di Cosenza Manzini (nelle foto d’apertura del nostro servizio).

 

Il Tribunale di Castrovillari

 

Per la carica di procuratore generale della Corte d’appello di Catanzaro i candidati sono:

 

Mario Spagnuolo, procuratore capo della Repubblica a Cosenza;

Antonio Rosario Luigi Guerriero, procuratore capo della Repubblica a Teramo;

Luigi D’Alessio, procuratore capo della Repubblica a Locri;

Carlo Nocerino, procuratore aggiunto a Brescia;

Giuseppe Creazzo, procuratore capo della Repubblica a Firenze;

Carlo Maria Zampi, sostituto procuratore generale nella Corte di Appello di Trieste;

Cuno Jakob Tarfusser, giudice della corte penale internazionale;

Giuseppe Lucantonio, procuratore aggiunto a Napoli;

Elisabetta Pugliese, magistrato nella Direzione nazionale antimafia;

Massimo Lia, procuratore capo della Repubblica di Gorizia;

Nicolò Marino, giudice in servizio al Tribunale di Roma;

Gerardo Dominijanni, procuratore aggiunto a Reggio Calabria;

Emanuele Crescenti, procuratore capo della Repubblica a Barcellona Pozzo di Gotto;

Alfredo Pompeo Viola, segretario generale presso la Procura della Cassazione;

Erminio Carmelo Amelio, originario del Catanzarese, è stato nel pool antiterrorismo della Procura di Roma, città dove vive e lavora;

Raffaela Sforza, sostituto procuratore generale nella Corte d’Appello di Catanzaro.

 

La sede della Corte d’appello di Catanzaro

 

Tra i 16 aspiranti alla guida della Procura generale della Corte d’appello di Catanzaro vi sono 5 calabresi, ma tutti i candidati hanno “firmato” inchieste importanti:

 

Erminio Carmelo Amelio s’è occupato di numerosi processi relativi a rapporti tra mafia e politica. È stato pubblico ministero del processo della strage di Ustica. È stato titolare delle indagini sui sequestri in Iraq, sulla strage di Nassirya ed è stato pubblico ministero nel processo per l’omicidio di Nicola Calipari. Nel pool antiterrorismo della procura di Roma, s’è occupato dei processi alle Brigate rosse per l’omicidio del professore Massimo D’Antona.

 

Luigi D’Alessio è il magistrato che nel 2018, alla fine delle indagini, decise che il sindaco di Riace, simbolo dell’integrazione degl’immigrati, non avesse seguito tutte le procedure amministrative in maniera corretta, e quindi ordinò l’arresto di Mimmo Lucano. Ma D’Alessio ha anche guidato la Procura forse più difficile dell’intero territorio calabrese, quella di Locri.

 

Vi sono poi due magistrati che proprio a Catanzaro hanno già avuto modo di farsi conoscere: 

Gerardo Dominijanni, esperto in indagini sulla spesa pubblica, nel 2015 era il titolare delle inchieste sul malaffare nel municipio catanzarese. Mario Spagnuolo a Catanzaro ha invece già svolto l’incarico di procuratore aggiunto e di coordinatore della Direzione distrettuale antimafia, da dove ha condotto importanti inchieste contro i clan di ‘ndrangheta della provincia di Vibo Valentia.

 

L’attuale procuratore di Firenze Giuseppe Creazzo

 

Altro calabrese è Giuseppe Creazzo, fresco di cronache in quel di Firenze per aver messo sotto accusa un intero sistema, quello creato da uno dei sindacati più importanti della Polizia di Stato, il Siulp, che, tramite una convenzione ad hoc con un’università on line, avrebbe consentito a moltissimi poliziotti di conseguire titoli di studio superiori senza sostenere esami e seguire lezioni. Un’inchiesta che, a leggere le cronache, non coinvolge solo il numero uno del sindacato Felice Romano e numerosi altri dirigenti, ma anche apparati dei servizi segreti ed un ex ministro della Repubblica. Creazzo s’è occupato pure dell’omicidio del magistrato Antonino Scopelliti, ucciso a Villa San Giovanni nel 1991, e dell’omicidio del vicepresidente del Consiglio regionale calabrese Francesco Fortugno ucciso il 16 ottobre del 2005. 

 

Ha istruito il processo “Migrantes”, scaturito dagli scontri di Rosarno tra migranti africani e popolazione locale: ad appena tre mesi dai fatti, che ebbero eco in tutto il mondo, fu disposta la cattura di 34 tra caporali e datori di lavoro ed il sequestro di circa 200 appezzamenti di terreno dove i migranti d’origine africana, molti dei quali clandestini, venivano fatti lavorare alla raccolta degli agrumi in condizioni di sfruttamento. Ha istruito il processo per l’omicidio di Fabrizio Pioli, l’elettrauto di Gioia Tauro scomparso il 23 febbraio 2012 quando venne assassinato durante una spedizione organizzata dal padre e dal fratello di Simona Napoli, la ragazza con la quale Pioli una relazione che non piaceva alla famiglia. S’è occupato del caso di Concetta Cacciola, la testimone di giustizia che, dopo essersi ribellata ai soprusi da parte dei familiari, fuggendo per collaborare con la giustizia, per amore dei suoi tre figli era rientrata nella casa dove poi fu trovata morta per ingestione d’acido muriatico, forse uccisa simulando il suicidio.

direttore@altrepagine.it

 

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