Diritti civili: il Tribunale di Castrovillari ordina la rettifica all’Ufficiale d’Anagrafe del Comune

 

 

È trascorso meno d’un anno dal primo caso giudiziario del genere registratosi nella città di Corigliano-Rossano, quando il Tribunale di Castrovillari ha sentenziato un nuovo pronunciamento favorevole al cambio anagrafico del sesso per una donna, nata di sesso maschile ma cresciuta sin da bambina in un corpo dalle sembianze femminili pur non volendosi sottoporre al principale e definitivo intervento chirurgico, quello della vaginoplastica.

Un’attesa, quella di “Giovanna” (il nome è di fantasia) durata quasi una vita, se si considera che la donna ha 54 anni d’età. Soddisfatta lo scorso 16 gennaio dal collegio civile del Tribunale di Castrovillari – presidente Vincenzo Di Pede, giudici Alessandro Caronia e Gianluca Di Giovanni – a seguito del ricorso presentato nel 2018 dall’avvocato coriglianese Marisa Caravetta avente ad oggetto, appunto, “Mutamento di sesso”. L’anagraficamente “ex uomo”, infatti, sin dalla sua infanzia aveva manifestato una sessualità tipicamente femminile, attraverso la scelta dei vestiti, delle amicizie, dei giochi. In seguito aveva intrapreso la trasformazione dei propri caratteri – primari e secondari – da maschili a femminili. Non ha mai contratto matrimonio e non ha figli. Dall’anno 1985 e fino al 2006 ha seguito un apposito percorso terapeutico di cure ormonali, e negli anni più recenti il Centro di salute mentale cittadino gli aveva rilasciato la documentazione attestante la sussistenza dei requisiti per la transizione e la riassegnazioone di genere. Alla luce di tutto ciò, non avendo intenzione di sottoporsi ad ulteriori interventi chirurgici per l’adeguamento dei caratteri sessuali primari, avendo raggiunto il suo pieno equilibrio psicofisico nella propria attuale condizione somatica, attraverso il legale che l’ha seguita nel percorso giudiziario, aveva presentato la propria istanza per la rettifica anagrafica del proprio stato civile. Nel corso delle udienze del giudizio sul proprio caso, “Giovanna” è stata sentita dai giudici, i quali hanno acquisito ovviamente l’intera documentazione clinica fornita dall’interessata a supporto della propria causa.

 

L’avvocato Marisa Caravetta

 

Nella sentenza dei giudici del Tribunale di Castrovillari, tra l’altro si legge che «sussiste una marcata e persistente identificazione con il sesso femminile, emergente dall’insistenza di appartenere al detto sesso, dall’abituale abbigliamento con abiti femminili dall’età della prima infanzia, dal disagio rispetto alla discordanza tra il proprio aspetto fisico e la documentazione anagrafica», che «nel tempo vi è stato profondo malessere rispetto al proprio sesso biologico», che «non sussistono patologie sulla capacità critica in relazione alla scelta del mutamento di sesso, che va pertanto considerata consapevole, matura e non viziata», che «il ricorrente gode di una rete familiare e amicale accogliente, che condivide le scelte di vita dello stesso». Gli stessi giudici, quindi, hanno ritenuto che «può pertanto ritenersi che la riattribuzione anagrafica sia, nel caso di specie, senza alcun dubbio conforme all’attuale personalità del richiedente ed idonea ad assicurargli il pieno sviluppo della personalità, già ampiamente in equilibrio psicofisico, secondo le chiare ed inequivoche dichiarazioni rese dal ricorrente in udienza, allorquando ha riferito di vivere come una donna, di essere chiamata dagli amici e dai parenti con il nome di […], di attendere con ansia la rettifica anagrafica per ovviare all’unico inconveniente rimasto lungo il proprio percorso di vita, e cioè la discordanza tra l’aspetto fisico femminile e la documentazione ancora riportante l’indicazione del suo sesso biologico ed il suo nome di battesimo». Il collegio giudicante ha aderito integralmente alle valutazioni e conclusioni dei sanitari che hanno redatto la documentazione medica.

In merito alla palesata intenzione del ricorrente di non volersi sottoporre al finale intervento chirurgico di vaginoplastica, i giudici di Castrovillari richiamano l’oramai nota sentenza del 20 luglio 2015 della suprema Corte di Cassazione, che ha statuito che «la scelta di sottoporsi alla modificazione chirurgica dei caratteri sessuali primari non può che essere una scelta espressiva dei diritti inviolabili della persona, sacrificabile soltanto se vi siamo interessi superiori di carattere collettivo da tutelare espressamente indicati dal legislatore». Per cui, nel caso di specie, i giudici del Tribunale ordinario locale sentenziano che «il ricorrente ha maturato una scelta che, anche in assenza di ulteriori interventi chirurgici, appare consapevole, definitiva ed irreversibile, attese le sue dinamiche di vita ormai consolidate, la propria identità di genere ad esse conformi ed il raggiungimento di un sostanziale equilibrio psicofisico tra psiche e soma che le consente di dare definitivo svolgimento al suo percorso di vita, col pieno riconoscimento del diritto disciplinato dalle disposizioni normative inerenti la materia in questione. Pertanto la domanda deve essere accolta. Il Tribunale di Castrovillari, sezione civile, definitivamente pronunciando, così provvede: ordina all’Ufficiale dello Stato civile del Comune di Corigliano-Rossano la rettifica anagrafica dell’atto di nascita di […] con conseguente attribuzione del nome proprio […] e della indicazione del sesso femminile».

 

L’imprenditore locale impegnato in politica e nel sociale Sergio Paciolla

 

Il positivo esito della vicenda giudiziaria è stato possibile grazie al lavoro professionale dell’avvocato Marisa Caravetta, ma anche grazie all’interessamento di Sergio Paciolla, imprenditore locale d’origini trentine ed oramai coriglianrossanese d’adozione, il quale vive ed opera nel centro storico coriglianese impegnandosi pure in politica e nel sociale. Secondo Paciolla «non esiste nulla di più importante del progetto esistenziale di ciascuno di noi, delle sue legittime aspirazioni e del rispetto per le scelte di vita d’ognuno, specie dei più deboli, quelli il cui percorso è più faticoso. Del resto il vero paradosso della vicenda è che nel centro storico coriglianese, “Giovanna” è da sempre e per tutti “Giovanna” e nessuno si sognerebbe di chiamarla al maschile se non la burocrazia, con l’esito evidente di renderle la vita più difficile ogni qual volta si debba esibire un documento. “Ciò che viviamo esistenzialmente è mille volte più avanzato di ciò che viviamo consapevolmente”, scriveva Pasolini. E non sbagliava: oggi la nostra battaglia è chiamare tutti ad un piccolo passo di consapevolezza».

 

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