Ridotta la pena, ma regge l’impianto accusatorio della Procura di Castrovillari e della Procura generale presso la Corte d’appello di Catanzaro nel processo di secondo grado per estorsione aggravata che s’è celebrato nella giornata di ieri proprio dinanzi ai giudici della Corte d’appello catanzarese nei confronti del 50enne coriglianese Alfonso Sandro Marrazzo (foto).

Si tratta d’uno dei boss della ’ndrangheta locale, già condannato in via definitiva in altri processi e nel maxiprocesso “Santa Tecla” per associazione mafiosa, estorsione, usura e traffico di droga, filone giudiziario, quest’ultimo, che dal 2010 al 2017 l’ha visto detenuto al regime del carcere duro del 41-bis proprio perchè ritenuto tra i promotori dell’associazione ‘ndranghetista attiva ed operante nel Coriglianese. Marrazzo, difeso dall’avvocato Giuseppe Bruno del foro di Paola, era imputato per alcuni episodi di natura estorsiva compiuti in danno di un noto imprenditore coriglianese, il quale aveva denunciato Marrazzo per le continue vessazioni subite e s’era costituito parte civile nel processo contro il boss stesso.

 

Il palazzo della Corte d’appello di Catanzaro

 

Il verdetto di ieri ha visto la conferma della condanna inflittagli lo scorso mese di giugno dai giudici del Tribunale di Castrovillari, ma con la riduzione della pena da 5 anni e tre mesi, ai 3 anni e sei mesi di reclusione cui l’hanno condannato i giudici d’appello. 

 

 

 

 

 

 

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