Stessa sorte per i suoi nove eccellenti coimputati: «Il fatto non sussiste»

 

Tutti assolti «perché il fatto non sussiste». È questo il dispositivo della sentenza – le cui motivazioni saranno depositate entro i prossimi 90 giorni – emessa poco fa da parte dei giudici del Tribunale di Castrovillari nei confronti di dieci imputati “eccellenti”, la più “eccellente” dei quali è l’ex sindaca dell’ex Comune di Corigliano Calabro Pasqualina Straface, l’unica sul capo della quale pendeva la pesante accusa di concorso in associazione mafiosa formulata da parte della Procura distrettuale antimafia di Catanzaro. Nelle scorse settimane, il pubblico ministero Domenico Assumma, al termine della propria requisitoria al processo, aveva sollecitato la condanna dell’ex sindaca alla pena di sei anni di reclusione.

E al contempo aveva richiesto la declaratoria di prescrizione dei reati contestati a tutt’e nove i suoi coimputati, a cominciare dall’imprenditore Mario Straface, fratello dell’ex sindaca e già definitivamente condannato per associazione mafiosa nel maxiprocesso anti-’ndrangheta battezzato “Santa Tecla”, continuando con l’ex vicesindaco Giorgio Miceli, l’ex assessore comunale Giuseppe Curia, l’ex consulente comunale esterno Gilberto Capano, gli attuali dipendenti comunali di Corigliano Rossano Annamaria Pagnotta, Carmine Grispino e Cosimo Servidio, gl’imprenditori Agostino Sposato di Corigliano Rossano e Gianluca Gallo di Terranova da Sibari.

 

Il verdetto dei giudici – presidente Giusy Ferrucci, a latere Guglielmo Labonia e Chiara Miraglia – è stato pronunciato nell’aula giudiziaria poco fa. Sin da stamane, accompagnata da alcuni suoi familiari, in Tribunale era presente la stessa Pasqualina Straface.

 

Nel processo conclusosi oggi pomeriggio “campeggiavano” la relazione della Commissione antimafia insediatasi nel municipio coriglianese nel giugno del 2011 a seguito dello scioglimento degli organi elettivi per infiltrazioni mafiose deciso dall’allora Consiglio dei ministri, il conseguente decreto di scioglimento emesso dall’allora Presidente della Repubblica e gli atti d’accusa dell’inchiesta antimafia “Santa Tecla” che nel luglio del 2010 portò in carcere 67 persone. Sul “groppone” dell’ex sindaca v’erano, in particolare, alcune ordinanze di somma urgenza da lei firmate proprio nella veste di prima cittadina a seguito d’alcuni eventi alluvionali, fatti fronteggiare dall’impresa di lavori pubblici dei propri familiari imprenditori attorno ai quali ruotarono la maxinchiesta ed il maxiprocxesso “Santa Tecla”. Gli altri nove imputati erano invece accusati d’abuso d’ufficio e d’altri reati che oggi sarebbero tuttavia prescritti secondo lo stesso magistrato che ha rappresentato la pubblica accusa, ma in merito ai quali i giudici del collegio penale hanno deciso comunque d’assolvere gl’imputati.

 

Il collegio difensivo dei dieci assolti era composto dagli avvocati Gianluca Serravalle, Nicola Carratelli, Antonio Fusaro, Antonio Pucci, Angelo Gencarelli, Giacinto D’Urso, Ettore Zagarese, Maria Sammarro e Giovanni Milito. Il nuovo Comune di Corigliano Rossano era costituito parte civile con l’avvocato Mario Elmo.

 

 

Di admin

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