A tutti i genitori che coraggiosamente affrontano quotidianamente le loro silenziose battaglie.

“Non c’è responsabilità più sacra di quella che il mondo ha verso i bambini. Non c’è dovere più importante di garantire che siano rispettati i loro diritti, che il loro benessere sia tutelato, che le loro vite siano libere dalla paura e dal bisogno e che essi possano crescere nella pace.”

                                                                                                          Kofi Annan

Anamnesi

L’allineamento demografico dovuto al censimento (2010-2011) creò uno scivolamento di circa duemila unità residenti per ciascuna delle due ex città di Corigliano Calabro e Rossano, oggi interessate dalla fusione. Sono unità residenti per gran parte sfuggite al censimento ma riferiscono anche di: nuclei familiari per lo più emigrati; oriundi che per un  certo periodo risultano essere residenti in loco. Il trend del saldo demografico ritorna per Corigliano, nel 2015 (abitanti 40.479), in positivo e sui valori alti ante 2010, tanto è avvenuto per le nascite e per inserimenti di nuove coppie straniere e miste nel tessuto sociale. Mentre la tendenza su Rossano nel 2015 (abitanti 36.889) non solo non recupera i valori ante 2010, ma inizia a registrare una direzione tutta in negativo. Tanto significa che le due ex città territorialmente per peculiarità diverse registrano, in quel preciso periodo storico, momenti topici: d’inclusione, di emigrazione, di nascite, di decessi non rimpiazzati da nuove vite. Tanto si è verificato, nonostante le due ex città si caratterizzavano per la grave e cronica insufficienza dei servizi offerti. Cioè la ex città di Corigliano ha dimostrato una maggiore reattività e tenuta demografica, nonostante lo stato di deficienza dei servizi. Diversamente è accaduto per l’ex città di Rossano, che registra da tempo minori nascite, un invecchiamento più sensibile della popolazione e una  minore inclusione di stranieri. Se, dunque, la tendenza non verrà modificata investendo su politiche strategiche per favorire l’inserimento dei giovani nel mondo lavorativo, offrendo opportunità abitative accessibili alle giovani coppie, incentivando le nascite con servizi adeguati, favorendo l’inclusione di stranieri, gli ex rossanesi vedranno spopolare interi quartieri a velocità supersonica. In questo contesto di fusione delle due città andrebbero ripensate nel medio-lungo periodo (5 anni) politiche sociali (welfare) che rimettano al centro i giovani ed i bambini in un quadro quanto più ampio possibile di una riqualificazione territoriale e sociale. Una città a dimensione di bambino, certamente, potrebbe essere un’offerta politica validissima se pensata in un sistema integrato ove risultino coinvolte le parti sociali (il mondo della scuola, le famiglie, gli enti territoriali, il mondo dell’associazionismo no-profit o del terzo settore). Un notevole contributo in tal senso ci perviene dal recente passato. 

 

Una straordinaria esperienza

Alla fine degli anni Novanta Corigliano Calabro si presentava come una città in pieno fermento. Molte furono le attività culturali avviate sul territorio e tante furono le valide pubblicazioni che riscattarono un territorio culturalmente negletto dove la cronaca di ‘ndrangheta la faceva da padrona. Si era così avviato quel processo tanto auspicato che apriva le porte ad una nuova coscienza civile. Tra le proposizioni più innovative: “La città dei bambini” (1997-2001). Corigliano venne allora individuata come città laboratorio per un’idea del professore Francesco Tonucci del Consiglio nazionale delle ricerche di Roma: un’idea che voleva trasformare la nostra città in un laboratorio aperto di progettazione partecipata. Soggetto attuatore di questa illuminata idea era l’associazione “Il seme”, il cui fondatore, don Vincenzo Longo, aveva intercettato la disponibilità del professore Tonucci. Furono anni di grande sensibilizzazione e di attenzione anche da parte del governo nazionale che, promuovendo la Legge 285 del 1997 aveva dato la possibilità ai Comuni di promuovere servizi sul territorio, compreso quello del laboratorio “La città dei bambini”. L’iniziativa non voleva recuperare un disagio sociale, ma agire affinché il disagio non si venisse a determinare. Ciò attraverso un coinvolgimento dal basso della partecipazione dei cittadini. Quell’esperienza entusiasmante ricevette due premi che ne riconoscevano pienamente l’impegno: uno da parte del Ministero dell’Ambiente ed uno conferito dalla Procter & Gamble che finanziò l’allestimento completo di un laboratorio ambientale. Significativo fu il coinvolgimento delle scuole che insieme al privato sociale ed al Comune realizzarono forse l’unica esperienza di sistema formativo integrato degna di nota. L’arte ovviamente svolse un ruolo di primo piano. Ebbi così modo di partecipare a quel vasto laboratorio culturale e sociale che aveva il suo “epicentro” ne “Il Seme” di Corigliano Scalo. 

 

Una città costruita dal punto di vista del bambino è di fatto un’idea rivoluzionaria ed è tra le cose apparentemente più semplici. In realtà richiede competenze politiche, tecniche e culturali specifiche e straordinarie. Anche per questo l’idea accarezzata di una città dei bambini venne condannata all’oblio dalla politica locale, in alcuni casi avversata dai soliti interessi miopi e trasversali del cemento che da sempre sottrae ai bambini gli spazi verdi ed attrezzati. Tuttavia, nonostante il disinteresse costante della politica verso quell’innovativo laboratorio sociale, la professoressa Susanna Capalbo, oggi dirigente scolastica, non ha mollato di un solo centimetro l’idea che una comunità debba rifarsi ad una rete sociale ed educativa dotandosi di una sua dimensione valoriale in rapporto ai bisogni dei bambini. Questa donna, temprata nel fuoco di Prometeo, è una delle personalità più eminenti della Sibaritide nel campo della formazione e che certo può vantare reali riconoscimenti nel campo. La sua è una scuola aperta e moderna. Una scuola a misura di bambino: progettualità improntate alla libertà espressiva, alla conoscenza delle lingue, alle nuove applicazioni tecnologiche, al diritto-dovere del bambino di giocare, alla necessità di aprire lo spazio comune dell’arte a tutti, a genitori e figli, a maestre ed alunni. È questa una comunità che conta cinquemila unità e che gode di benefici notevoli grazie ad un lavoro lungimirante e partecipato. 

 

Gli effetti devastanti di politiche inadeguate

Cosa c’entrano, dunque, a leggere la cronaca, i bambini con la droga, con la ‘ndrangheta, con la propaganda elettorale, con la cultura del cemento a rapida presa sul territorio, con la corruzione politica ed il degrado in cui versiamo? Difatti nulla! I bambini, ne assumono, loro malgrado, il ruolo terminale, divengono il luogo finale di devianze degli adulti. Ed è davvero grottesco assistere al presentarsi ad ogni tornata elettorale del nuovo che avanza o dell’usato sicuro. “E tutto cambia”, difatti, “per non cambiare nulla”. Un dato sconcertante ci perviene dal servizio sanitario. Molta parte della popolazione non ha più accesso a cure mediche adeguate, difatti non riesce più a curarsi ed è costretta a chiedere favori al medico amico o al politico che soddisfa questa sua indigenza per curarsi. Idem per i genitori che hanno dei figli con disabilità che costretti dal bisogno si tappano occhi, naso e bocca pur di dare una possibilità ai loro figli di godere di un momento di terapia. Se, dunque, eroi vi stanno in questo territorio, sono i genitori che quotidianamente si caricano del peso dei loro angeli, nella speranza di poter offrire sollievo a tanta sofferenza. Da questa indigenza sociale e culturale, voluta e creata dai ladri di vita e di salute che si gonfiano come palloni e si professano politici, proviene il cancro sociale del consenso clientelare. Per questo necessitiamo oggi di una forte presa d’atto e di umiltà prima di pagarla troppo cara in termini di futuro e di salute. Difatti, si registra costantemente un depauperamento di servizi sanitari esenti da costi ed un aumento di servizi a pagamento, attraverso ticket e laboratori privati. Sul territorio vi è, ad esempio, carenza di centri specialistici per psicoterapia cognitivo comportamentale e psicomotricità emotiva cognitiva, il tutto si riduce ad un solo centro che è nell’area urbana di Rossano, l’Animo, che risponde per soli 70 pazienti. Nulla di che! Se vi è un Dio, ed io credo fermamente che vi sia, spero fulmini tutti coloro che su questi drammi hanno lucrato consenso e non hanno inteso che questa nuova comunità si regge in modo precario sui bisogni e sui servizi e che necessita di forti riferimenti valoriali. Questo aspetto di rapina del voto traduce ovviamente altro, certamente un territorio che offre il nulla politicamente, soprattutto alle generazioni di giovani che non trovando collocazione lavorativa o  professionale dignitosamente emigrano.

 

Bisogna, dunque, necessariamente oltrepassare il limite del correttamente politico ed iniziare a ripianare i conti con i vecchi politicanti che hanno creato questo sfacelo e che non hanno provveduto a sanare questo territorio ma, piuttosto, a privarlo delle sue energie migliori, lasciando migrare i giovani cervelli, medici, ricercatori e offrendo poltrone e posti per dirigenti amministrativi, primariati e tant’altro per soddisfare le loro vaste e sempre più esigenti clientele. A questo traffico di mediocri che non hanno merito bisogna dire basta. Urge una programmazione politica che concorra ad un mondo più equo e solidale, bisogna dare ascolto alle voci di chi realmente necessita e prestare il cuore al bene comune. Indugiare ulteriormente significa lasciare al loro destino intere famiglie stremate e che oggi non possono più attendere un solo istante. Cesare Zavattini scriveva: “I bambini ci guardano”.

 

In alto, l’opera di Pablo Picasso “La vie”

 

 

Di admin

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