Certa gente è così ostinata nella sua balzana idea di “fare politica”, che ciclicamente sente l’esigenza di prendere la parola a casaccio. Per esempio l’ex consigliere comunale dell’ex Comune di Corigliano Calabro Angelo Caravetta, il quale oggi dice che «in uno sconcertante silenzio e nell’indifferenza generale si sta compiendo una graduale quanto silenziosa spoliazione delle ancora poche presenze istituzionali nella nostra città.

Corigliano, dopo aver perso negli anni addietro numerosi presidi afferenti i servizi alla cittadinanza, ha registrato nelle ultime settimane notevoli passi indietro per quanto riguarda la macchina comunale. A distanza di solo qualche mese dall’esito referendario e dall’arrivo della terna commissariale, la vicina Rossano ha fatto man bassa dei capisettore ed ora, a quanto sembra, si appresterebbe a prendere anche basilari uffici, quali ad esempio quelli tecnici, che verrebbero appunto trasferiti nella vicina località bizantina. Voci si susseguono in questa direzione da più parti, finanche con echi su organi d’informazione locali, senza alcuna smentita da parte dell’ente Comune. Se così fosse, si tratterebbe dell’ennesimo colpo fatale al futuro di Corigliano e ai destini di un’intera comunità, oggi più che mai smarrita. Altro che fusione! La problematica mi fornisce l’occasione per esprimere, al contempo, massima stima e solidarietà nei confronti di quegli uffici, in primis l’Avvocatura comunale, che ancora resistono nella nostra città, con proprie sedi e responsabili. Di qui la mia vicinanza all’avvocato Longo, il quale, tra non pochi sacrifici, garantisce funzionalità e prestigioso a tale importante servizio pubblico».

Partiamo con la (psic)analisi dell’incomprensibile (non è che il resto lo sia…) solidarietà espressa agli uffici (di solito la si esprime alle persone, ma qui non si capisce neppure per che cosa la si esprime) e della vicinanza all’avvocato Longo “il quale garantisce funzionalità e prestigioso a tale importante servizio pubblico”: non abbiamo capito un cazzo se non che davanti all’ufficio di Longo tutte le mattine c’è una fila che bisogna prendere i numeri per ottenere il suo importante servizio pubblico (non sapevamo mica che all’Avvocatura comunale distribuiscono quotidianamente pane e latte).

Ma di quale città parla Caravetta? Non lo sa che Corigliano Calabro non esiste più? A Cantinella non è ancora arrivata la notizia che oramai non v’è differenza se un ufficio comunale si trovi in Piazza dei Santi Anargiri, in Piazza del Popolo, a Palazzo Garopoli, al Traforo, a Schiavonea o a Lido Sant’Angelo e che l’Anagrafe è stata già trasferita a Piscopello? Ma di che parla, e soprattutto, come parla?!

Stessa calda giornata d’agosto: Nilde Carella e Pamela De Patto, le ragazze d’Idm (l’acronimo sta per Italia del Meridione, una specie di partitino dello 0,00% guidato da tale Orlandino Greco già sindaco di Castrolibero, ora consigliere regionale) al mare preferiscono le vette della “politica”. E con Orlandino stanno già sulle cime dell’Himalaya. Riusciranno le nostre eroine a scongiurare «l’accorpamento della Chirurgia del Compagna presso l’ospedale di Rossano»?. Udite e tremate ragazzi: «sentiamo viva la necessità di denunciare il fatto perché il tutto sta accadendo in silenzi che ci disturbano e ci turbano. Certo è che non si può avviare un percorso di accorpamento ospedaliero di reparti senza fare rumori». Voi l’avete capito se lo stanno facendo in silenzio oppure sono rumorosi, ma soprattutto voi avete capito cosa stanno facendo e chi? Noi no. «Non si può di certo scherzare con la vita umana così come non si può pensare agli ospedali come delle aziende bisogna iniziare ad essere empatici, a calarsi nei panni dei malati e capire come meglio aiutarli e curarli». Noi abbiamo già indossato i pigiami (anche se a quelli solitamente in uso in corsia preferiamo quelli senza righe nè quadretti, a tinta unica e sgargiante), ma sull’empatia francamente troviamo delle difficoltà: non siamo molto pratici, ecco. Quindi chiediamo aiuto alle ragazze d’Idm, le quali forse non sanno che il “Guido Compagna” di Corigliano e il “Nicola Giannettasio” di Rossano da un po’ d’anni oramai sono due (scarni) corpi d’un unico ospedale, o meglio ospedalino o ospedaletto – o lazzaretto – l’hanno chiamato spoke (raggio), in inglese, per fotterci perché sanno che qui non conosciamo l’italiano figuriamoci l’inglese! Dunque: quale sarebbe la differenza ad essere operati nel “Compagna” o nel “Giannettasio”? Nel primo c’è più empatia?!

Ma dal faceto, adesso passiamo al serio. Già, perché sul serio va presa la pubblica denuncia odierna di Raffaele “Lulù” Corrado, il quale, in mezzo all’affatto condivisibile estremo disprezzo – forse odio – nei confronti dei rossanesi, afferma che a Palazzo Garopoli (la provvisoria sede municipale di Corigliano Rossano) «aleggiano dubbi e timori sulla fusione per le quali la città unica rischia di partire in dissesto finanziario» con «anomalie che metterebbero a rischio il processo di fusione», ed insiste che «è in discussione l’idea stessa di città unica, che con queste premesse, finanziarie, non può di certo sopravvivere». Ragazzi e ragazze (e non ci riferiamo certo a Caravetta, Carella e De Patto) vogliamo cominciare ad occuparci di cose serie? Tanto per il certificato di nascita Piscopello è sempre aperto. 

 

Di admin

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