Tiene ancora banco la maxinchiesta giudiziaria Comune accordo su un ritenuto cartello illegale che avrebbe presieduto, governato e truccato le gare d’appalto per lavori pubblici e pubbliche forniture presso l’ex Comune di Corigliano Calabro oggi fuso con Rossano nel nuovo Comune di Corigliano Rossano. L’indagine è stata condotta dalla Guardia di finanza del Gruppo di Sibari, della sottoposta Compagnia di Rossano e della Tenenza di Corigliano, sotto l’egida del procuratore di Castrovillari Eugenio Facciolla. Oggi è salito a quindici il numero dei liberati in relazione all’ordinanza applicativa delle misure cautelari emessa da parte del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Castrovillari Luca Colitta

(gl’imprenditori Damiano ed Antonio Perrone, di 62 e 33 anni, padre e figlio, restano però agli arresti domiciliari), in ragione dei pericoli di fughe, reiterazioni dei reati ed inquinamenti delle prove, evidentemente ritenuti insussistenti per i giudici della libertà che hanno dunque scarcerato e liberato un così consistente numero d’indagati, che nel merito della maxinchiesta restano comunque indagati – appunto – e nei confronti dei quali è più che probabile che il procuratore Facciolla da qui a non molto ne chieda il rinvio a giudizio perché vengano mandati a processo.

Pure l’architetto Tiziana Montera, 45 anni (foto in alto), già responsabile dei settori Uso e governo del territorio e Lavori pubblici dell’ex Comune di Corigliano Calabro, ha visto annullato il provvedimento che l’aveva costretta presso il proprio domicilio. «Al di là della sussistenza degli indizi di colpevolezza, che, sia per iscritto che oralmente in sede di discussione, abbiamo lungamente ed abbondantemente contestato, la misura cautelare che ha colpito l’architetto Montera trovava la sua ragione nel timore di reiterazione del reato e, proprio tale motivazione, appariva assurda e inconferente, stante la circostanza che già da tempo era intervenuta la cessazione di ogni rapporto lavorativo con il Comune di Corigliano e, quindi, l’eventualità del verificarsi di qualsiasi influenza della professionista sulle decisioni dell’Ente e degli Uffici dell’Ente», ha spiegato il suo difensore, l’avvocato Maurizio Minnicelli del foro di Castrovillari.

Vediamo ciò che afferma il gip Colitta in uno dei passaggi più significativi della propria ordinanza cautelare, scritta sulla scorta delle intercettazioni telefoniche e video-ambientali e delle altre risultanze investigative in mano al procuratore Facciolla (nella foto qui in basso durante la conferenza stampaq dello scorso 12 luglio insieme agli ufficiali della Guardia di finanza)

 

E partiamo proprio dall’intercettazione d’una conversazione intercorsa tra l’indagata Tiziana Montera ed il coindagato Francesco Milito, ingegnere 42enne e direttore d’alcuni importanti lavori pubblici per conto dell’ex Comune di Corigliano Calabro:

«MONTERA: C’è stata guerra. Dice che sul sopralluogo è successa una guerra, Oranges si è messo a gridare. poi i Finanzieri hanno interrogato loro, che loro nel verbale hanno detto…Tu cioè, non possiamo dire ora non ho i soldi però faccio l’affidamento. Allora ti dico, ah quindi tu allora addirittura artificiosamente adesso vuoi dare ancora un ulteriore vantaggio all’impresa, sempre a favorire. Cioè…

UOMO: E si 

MONTERA: Eh

UOMO: Perché comunque chi ha denunciato sa determinate cose

MONTERA: Sa molto, sanno molto, ho capito che sanno molto. Che poi del resto…(incomprensibile)…

UOMO: Guarda, ma poi alla fine, scusa, se io sono l’interessato, cioè io non è possibile che partecipo alle gare e perdo sempre. Ecco perché là sta il nocciolo. Perché tu, perché tu magari partecipi con 50 imprese, che fanno capo tutte a te, legalmente ci mancherebbe altro, però poi alla fine dei conti. Almeno non ti mettere davanti a far credere che è stata…(si accavallano)

MONTERA: Ci vuole proprio sfacciataggine

UOMO: Glielo abbiamo detto dall’inizio. Perché sulle carte è a posto, che il subappalto della DRE di Cosenza non è che, non è che c’è lui. Poi gli operai sono stati assunti da questa DRE (incomprensibile)…Per questo c’è questo miscuglio di, di, di…Nelle carte solo chi le sa ci riesce a vedere perché se no infatti, in Finanza quando…non ci ha capito niente su tutti questi contratti, ci sono ottantamila contratti, capì…

MONTERA: Quindi secondo me, dobbiamo, non dobbiamo dire no adesso non ho i soldi, li faccio dopo

UOMO: Sì, sì, ho capito

MONTERA: Perché questo significa che uno dice alla fine tu lo vuoi, sei in difficoltà perché si è creato l’inquacchio con il privato. Ora ti stai adeguando un’opera pubblica per risolvere il privato, in più ti fai un altro affidamento…».

E in merito vediamo quel che scrive il gip:

«L’interlocutore dell’architetto Montera, che si è visto essere Milito Francesco, individua, lucidamente, quello che definisce “il nocciolo” della questione: “Guarda, ma poi alla fine, scusa, se io sono l’Interessato. cioè io non è possibile che partecipo alle gare e perdo sempre. Perché là sta il nocciolo. Perché tu, perché tu magari partecipi con 50 imprese che fanno capo tutte a te, legalmente ci mancherebbe altro, però poi alla fine dei conti…”. Nulla di più esatto: è fin troppo intuitivo che la partecipazione fittizia di più imprese, rectius, di numerose imprese ad una gara nell’interesse esclusivo di un’altra impresa, che poi effettuerà i lavori, altera pesantemente il principio della libera concorrenza. per le ragioni già illustrate, in quanto colui che partecipa in maniera trasparente, in assenza cioè di accordi illeciti ed esclusivamente con le proprie forze, sarà inevitabilmente danneggiato dall’esistenza del “cartello”. Ciò è proprio l’in se del delitto di cui all’art. 353 c.p. Orbene, i conversanti dimostrano di essere perfettamente a conoscenza di tali dinamiche, fin nei minimi dettagli. Il Milito fa due affermazioni di enorme rilevanza: la prima è quella, già vista, relativa alla partecipazione alle gare di più imprese, tutte riconducibili ad un solo soggetto. Ma non basta: il conversante aggiunge, riferendosi sempre a colui che partecipa alle gare “con 50 imprese”: “Perché sulle carte è a posto, che il subappalto della DRE di Cosenza non è che, non è che c’è tutto. Si tratta di un riferimento assolutamente univoco, in quanto si è visto come, nell’appalto relativo ai lavori di riqualificazione urbana dello Scalo di Corigliano (gara 5), ancora in corso al momento della conversazione, l’impresa aggiudicataria (CO.GE.T.) abbia affidato in subappalto parte degli stessi alla D.RE. e si è visto altresì come tale operazione fosse finalizzata a non far comparire “sulle carte”, come dice il Milito, il nome dei reali esecutori dei lavori, ossia gli onnipresenti Perrone, con la complicità della D.RE. e della stessa CO.GE.T., imprese facenti parte del sodalizio illecito. Orbene, udite tali gravissime affermazioni, la Montera non dimostra alcuna sorpresa, non muove alcuna rimostranza, non smentisce l’interlocutore né lo rassicura sulla regolarità delle procedure e nemmeno annuncia provvedimenti finalizzati a rimuovere le illegalità appena descritte, ma risponde in maniera adesiva (“quindi secondo me, dobbiamo, non dobbiamo dire…”), come se quanto appena udito corrispondesse ad un sistema consolidato da lei conosciuto e condiviso. Tale atteggiamento, già intrinsecamente grave, assume una rilevanza enorme ove si consideri che Tiziana Montera è il Responsabile unico del procedimento della gara in commento dal 2013 e, al momento della conversazione, responsabile del settore Lavori pubblici del Comune di Corigliano già da alcuni mesi. Anche a voler per un attimo ipotizzare, illogicamente, che ella abbia appreso solo al momento della conversazione che alla gara hanno partecipato fittiziamente imprese riconducibili ai Perrone e che, in seguito, l’appaltatore ed il subappaltatore hanno ceduto loro i lavori, è un fatto che la Montera omette qualsiasi intervento successivo, mentre invece avrebbe potuto agire in autotutela o chiedere la risoluzione del contratto, come espressamente previsto dall’art. 21 della Legge».

Il Tribunale del Riesame catanzarese ha rimesso in libertà pure l’imprenditore Giuseppe Marrazzo, 53 anni, revocando l’ordinanza di custodia cautelare domiciliare disposta a suo carico dal gip Colitta, accogliendo le richieste formulate dai difensori dell’indagato – gli avvocati Pietro Capoano del foro di Crotone e Michele Donadio del foro di Castrovillari – contenute in una voluminosa memoria scritta e supportate da nutrite indagini difensive tra cui una consulenza tecnica di parte.

Tutt’e 55 gl’indagati di Comune accordo si protestano innocenti in relazione all’accusa d’associazione per delinquere finalizzata ai vari titoli di reato loro contestati, e tali vanno considerati fino all’ultimo grado di giudizio. 

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Di admin

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